17 Settembre 2012 - Orto dei Getzemani
Scendendo ancora di alcune centinaia di metri ci troviamo nell'orto degli ulivi dove Gesù passò le ultime ore prima di essere arrestato. Il luogo, molto ben curato, riveste una particolare suggestiione anche per la presenza di un paio di ulivi visibilmente molto antichi. La loro datazione li porta a 2500 anni fa e quindi sicuramente contemporanei alla presenza di Cristo in quel luogo.
Successivamente alla visita dell'Orto attiguo alla chiesa delle Nazioni, siamo passati sulla destra della strada nell'altro oliveto dove abbiamo assistito alla Messa all'aperto sulla suggestiva cornice dello sfondo di Gerusalemme.
Anche in questo luogo, se non hai il cuore di pietra, l'emozione ti assale.
L'orto degli Ulivi o dei Getsemani
Si distende come un «Giardino Fiorito» (così difatti era chiamato questo luogo dai cristiani dei sec. XII-XIV) di fianco alla basilica del Getsemani. Dal XVII sec. esso è di proprietà della Custodia di Terra Santa che lo custodisce per la venerazione dei pellegrini. Sei ulivi ricordano, in un ambiente molto suggestivo, l'agonia di Gesù nel Getsemani. Uno di questi ha 2500 anni, come ha dimostrato l'esame dell'isotopo C/14. Il giardino attuale è molto probabilmente il vero Getsemani del Vangelo. L’evangelista Giovanni ricorda che c'era un giardino o un orto, detto Getsemani, cioè Gat-shemanim, frantoio dell'ulivo (Gv 18,1). Una scala in pietra che sale dal Cedron alla vetta del monte è stata scoperta all'interno del monastero russo e ne prova l’autenticità.
È da notare la posizione in cui si trova il Monte degli Ulivi. Dietro il Monte c'è il deserto: se Gesù avesse voluto avrebbe potuto facilmente fuggire e far perdere le sue tracce, quando dal Cenacolo scende attraverso il Cedron fino alle pendici del Monte. Da qui in dieci minuti siamo sulla cima ed in mezz'ora in pieno deserto, ma allo stesso tempo in cinque minuti siamo al Tempio. Il miglior luogo per sperimentare la tentazione della fuga e meditare sulla morte – da qui sono visibili le tombe del Cedron.
Qui Gesù ha vissuto la tentazione di fuggire, di non andare fino in fondo, cfr. Mt 26,36-56; Mc 14,22-52; Lc 39-53.
Gesù nell'orto dei Getzemani
Matteo 26,30-56
E, dopo aver cantato l'inno, se ne uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Voi tutti questa notte sarete scandalizzati per causa mia, perché sta scritto: "Percuoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse-Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».Allora Pietro, rispondendo, gli disse: «Quand'anche tutti si scandalizzassero per causa tua, io non mi scandalizzerò mai!»
Gesù gli disse: «In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli disse: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò in alcun modo». Lo stesso dissero anche tutti i discepoli. Allora Gesù andò con loro in un luogo, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e grande angoscia. Allora egli disse loro: «L'anima mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con me . E, andato un poco in avanti, si gettò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu». Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano, e disse a Pietro: «Così non avete potuto vegliare neppure un'ora con me?
Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; poiché lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà!» Poi, tornato di nuovo, li trovò che dormivano, perché i loro occhi erano appesantiti.
E, lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, dicendo le medesime parole.
Ritornò poi dai suoi discepoli e disse loro: «Da ora in poi dormite pure e riposatevi; ecco l'ora è giunta e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino» E mentre egli parlava ancora, ecco Giuda, uno dei dodici, arrivò, e con lui una grande turba con spade e bastoni, mandati dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Colui che lo tradiva aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che io bacerò, è lui; prendetelo». E in quell'istante, accostatosi a Gesù, gli disse: «Salve, Maestro!». E lo baciò caldamente.
E Gesù gli disse: «Amico, cosa sei venuto a fare?». Allora essi, accostatisi a Gesù, gli posero le mani addosso e lo presero. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, stesa la mano, trasse fuori la sua spada e percosse il servo del sommo sacerdote, recidendogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada.
Pensi forse che io non potrei adesso pregare il Padre mio, perché mi mandi più di dodici legioni di angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, le quali dicono che deve avvenire così?». In quello stesso momento Gesù disse alle turbe: «Voi siete usciti a prendermi con spade e bastoni, come contro un brigante; eppure ogni giorno ero seduto in mezzo a voi nel tempio ad insegnare, e non mi avete preso.
Ma tutto questo è avvenuto affinché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, lasciatolo, se ne fuggirono.
Marco (14,32-33.34-36)
Giunsero ad un podere chiamato Getsemani. Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Andato un po’ innanzi si gettò a terra e pregava: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu»