17 Settembre 2012 - Cenacolo
La prima visita del pomeriggio prevedeva il Cenacolo passando a piedi attraverso il quartiere ebraico per l'antico cardo romano ancora visibile con una serie di colonne. Sfortunatamente era la festa del capodanno ebraico e tutti i negozi erano chiusi.
L'autenticità del luogo ove si trova la sala del Cenacolo è attestata dai pochi sondaggi archeologici che si sono potuti fare (ostacolati proprio dalla complessa situazione amministrativa) confermati tuttavia anche da un documento raccolto dallo storico Epifanio che, nel 135 d. C., ne fa esplicito riferimento.
La sala che oggi visitiamo non è certamente la stessa in cui Gesù e gli apostoli si riunirono per l'Ultima Cena essendo stata edificata dai crociati nello stesso luogo. Nonostante questo l'emozione fu grande.
"Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparerete per noi."
(Marco 14, 15)
"Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata..."
(Luca 22, 12)
"Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano."
(Atti 1, 13)
La sala del Cenacolo
Attualmente nel luogo del Cenacolo esiste un edificio a due piani:
in alto a ovest una grande sala chiamata il "Cenacolo"
in basso a est, una sala chiamata "tomba di David"
La tradizione cristiana sull'autenticità del luogo sacro è antichissima. S.Epifanio, di origine palestinese, morto nel 403, che dimorò per diverso tempo a Gerusalemme, scrive che, quando l'imperatore Adriano visitò la Palestina, trovò Gerusalemme come l'aveva lasciata la distruzione di Tito (nell'anno 70), eccetto poche case, «tra le quali la piccola chiesa, eretta sul luogo dove gli apostoli avevano atteso la Pentecoste». Il ricordo del luogo è richiamato anche da S.Cirillo quando parla della «chiesa degli Apostoli».
Sembra che in questo periodo la chiesa sia stata rifatta o restaurata dal vescovo di Gerusalemme, Giovanni II. Da allora fu chiamata la «Santa Sion».
Le orde dei Persiani di Cosroe distrussero la chiesa nel 614. Questa venne restaurata pochi anni dopo dal monaco Modesto, poi Patriarca di Gerusalemme. In seguito fu nuovamente devastata, dai musulmani. Al loro arrivo i crociati trovarono le rovine del luogo santo: si era salvata solo la cappella del Cenacolo. Essi edificarono una grande basilica che comprendeva oltre la «Sala superiore» (la cappella del Cenacolo) anche il luogo della Dormizione della Madonna.
Caduto il regno crociato, il cenacolo fu conservato dai cristiani che continuarono a celebrarvi saltuariamente la Messa, mentre la basilica andò poco per volta in rovina.
L'arrivo dei Francescani in Terra Santa (1333) segnò, come prima opera, il restauro del Cenacolo e la costruzione, qualche anno dopo, del contiguo, piccolo convento che si osserva ancora oggi.
Un secolo dopo, i musulmani, spinti da alcune famiglie ebraiche, si appropriarono delle sale sottostanti il Cenacolo, rivendicando per loro la «Tomba del profeta Davide». In seguito, un decreto del governo di Costantinopoli, privò i Francescani anche della «Sala superiore» (1524). Le continue persecuzioni, velate e aperte, li costrinsero poco dopo ad abbandonare anche il convento (1551). Il Cenacolo fu convertito in moschea e ne fu rigorosamente vietato l'accesso ai cristiani.
La severità della proibizione venne in parte mitigata nel secolo scorso: fu permessa ai cristiani la visita del luogo santo, restando però ancora la proibizione di celebrarvi la Messa.
La questione dello status giuridico, però, è rimasta aperta: da sempre infatti i francescani rivendicano la proprietà della sala del Cenacolo, in forza dell'acquisizione del 1335.
Luca 22,7-20
l'Ultima cena
Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?”. Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate”. Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”.
Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.
Giovanni 20,19-23
La prima apparizione di Gesù risorto
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Atti degli Apostoli 2,1-12
La discesa dello Spirito Santo (Pentecoste)
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8 E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?»