Le recenti scoperte del Santo Sepolcro - Il mio viaggio in Terrasanta

Vai ai contenuti

Le recenti scoperte del Santo Sepolcro


Una interessante notizia:
il restauro dell'Anastasis terminato nel 2017

Nel settembre del 2012 trovammo l'Anastasi o meglio "l'edicola" nella quale era racchiuso il sepolcro di Gesù in uno stato decisamente pessimo: pericolante, ingabbiata da una orribile struttura metallica presente addirittura dal 1947 ed annerita dal fumo di migliaia di candele nei vari secoli.

Questa è la foto da me scattata dell'esterno del Santo Sepolcro nel 2012 .

Nessuno fino ad allora, fra cattolici ed ortodsoosi oltre ad altre confessioni cristiane presenti si era mai messo d'accordo nell'effettuare dei lavori di restauro e di consoldidamento.

Dopo anni di abbandono ed in relazione al notevole pericolo di crolli e per la salvaguardia dei pellegrini lo "Spirito Santo" finalmente operò mettendo d'accordo tutti e nell'ottobre del 2016 iniziarono i lavori terminando poi il 22 marzo 2017.

Una interessante osservazione è relativa all'origine dei vari finnziamenti:

Per coprire il costo complessivo dell'opera hanno contributo in molti: il fondo ha dato un contributo iniziale di 1.4 milioni di dollari, ma sono intervenuti anche il re di Giordania Abdallah e il presidente palestinese Abu Mazen, insieme a donazioni di privati e di chiese. È in corso una nuova ricerca di fondi per dare il via ad una seconda fase di restauro del luogo e a questo proposito il Vaticano ha già deciso di contribuire con una donazione di 500mila dollari.

La direzione ed i lavori sono stati delegati alla dott.ssa Antonia Moropoulou.ed alla sua equipe dell'Università di atene.
L'Anastasis oggi
Il restauro dell'Anastasis

22 Marzo 2017 - Dopo meno di un anno di lavori di restauro, da domani pellegrini, fedeli e turisti possono tornare ad ammirare l'edicola che custodisce la Tomba di Cristo all'interno del Santo Sepolcro nella città vecchia di Gerusalemme.

Durante la cerimonia per la prima volta l'edicola è stata svelata senza la struttura metallica che ne ha nascosto al vista a lungo. "Non è solo un regalo fatto alla Terra Santa, è un regalo al mondo intero", ha detto il patriarca greco ortodosso Teofilo III di Gerusalemme davanti alla platea di invitati, tra cui il premier greco Alexis Tsipras.

"Prima il monumento era tutto nero", le mura sporche della fuliggine dei ceri dei pellegrini, ha detto all'Afp la responsabile del restauri Antonia Moropoulou. Oggi "ha ripreso il suo vero colore, il colore della speranza". La Grecia è stata in prima fila in questo restauro, che è stato portato a termine da un team tecnico dell'Università di Atene che ha lavorato sulle pietre dell'edicola, messe a rischio dalla plurisecolare esposizione all'inquinamento ambientale come acqua, umidità e anche il fumo delle candele.

Gli ultimi lavori di consolidamento dell'Anastasis risalivano a quelli progettati dagli inglesi nel 1947, i quali non furono in grado di portarli a termine per il mancato accordo tra le tre comunità cristiane che detengono la Basilica: ortodossa, armena e francescana.

L'anno scorso invece è stata trovata l'intesa per dare il via al restauro. Un intervento impellente che, come ha sottolineato Bonnie Burnham del Fondo Mondiale dei monumenti, ha evitato "un grande rischio di collasso dell'edicola. Con i lavori c'è stata una completa trasformazione del monumento". In nove mesi, e con una spesa di 3,4 milioni di euro, la struttura è stata completamente smantellata, pulita e restaurata, comprese le colonne e la cupola sopra e all'interno della struttura. È stata aperta una finestrella che permette ai pellegrini di vedere per la prima volta la pietra nuda dell'antica cripta.
La pietra sepolcrale originle
LA PIETRA DELLA TOMBA era davvero la tomba di Cristo?

la notizia più interessante è che dovendo fare delle iniezioni di cemento all'interno della struttura per non danneggiare il marmo della lapide che copriva il sepolcro l'equipe di restauratori fu autorizzato per solo 60 ore a togliere tale copertura e poter così effettuare un esame al suo interno....

Il momento più emozionante è stato senza dubbio la mattina del 26 ottobre del 2016 «quando ahanno aperto il sepolcro di Cristo. Hanno rimosso la lastra di marmo che ricopre il letto di roccia e hanno svolto una serie di esami per stabilire l’età della pietra dove, secondo la tradizione, era stato deposto il corpo di Cristo»

I ricercatori hanno rimosso i materiali di riempimento trovando prima una seconda lastra di marmo, con incisa una croce, e poi riportando alla luce parte della superficie originaria del letto di roccia.

La professoressa Antonia Moropoulou si definisce «una donna di scienza» e si sbilancia solo quando può avere dati certi alla mano: «Abbiamo concluso che il letto di roccia è compatibile con l’interpretazione storica».

In quel contesto, diversi campioni di malta erano stati estratti da zone differenti dell'edicola per poterne effettuare la datazione; i risultati sono stati di recente forniti a National Geographic da Antonia Moropoulou, principale supervisore scientifico e direttrice del progetto di restauro dell'edicola.

La Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme - che nel corso dei secoli ha subito violenti assalti, incendi e terremoti - fu completamente distrutta nel 1009 e successivamente ricostruita. Ciò ha condotto gli studiosi contemporanei a ipotizzare che la tomba di Gesù Cristo custodita al suo interno potesse essere già stata scoperta da una delegazione inviata dall'Impero romano circa 1700 anni fa. A confermarlo sarebbero i risultati dei test scientifici effettuati di recente, presentati a National Geographic.

I risultati della datazione presentati di recente collocano con certezza la realizzazione originaria dell'attuale complesso funerario al tempo di Costantino, il primo imperatore cristiano di Roma.

La datazione attribuita alla malta estratta fra la superficie calcarea originaria della tomba e la lastra di marmo che la ricopre è circa 345 d. C.. Secondo fonti storiche, la tomba fu scoperta dai Romani e consacrata intorno al 326 d.C..

Era davvero la tomba di Cristo?

Quando i rappresentanti di Costantino arrivarono a Gerusalemme, intorno al 325 d. C.,  per scoprire dove si trovasse la tomba, la loro attenzione si rivolse verso un tempio romano costruito circa 200 anni prima. Il tempio fu raso al suolo e gli scavi sottostanti rivelarono una tomba scavata in una grotta calcarea. La parte superiore della grotta fu rimossa per svelare l'interno della tomba, attorno alla quale fu costruita l'edicola.

La tomba è caratterizzata da un lungo banco di roccia, o "letto funerario", su cui, secondo la tradizione, il corpo di Gesù Cristo fu deposto dopo la crocifissione. Banchi di roccia e loculi scavati nelle grotte di pietra calcarea sono una peculiarità delle sepolture di ebrei benestanti che vivevano a Gerusalemme nel I secolo d. C..

Si ipotizza che il rivestimento di marmo che ricopre il letto funerario sia stato fissato al più tardi, nel 1555, e che probabilmente - secondo i racconti dei pellegrini - fosse già lì dalla metà del XIV secolo.
I risultati delle datazioni, che rivelano che la lastra più antica venne probabilmente fissata con la malta nella metà del IV secolo per ordine dell'imperatore Costantino, hanno destato lo stupore degli studiosi della storia di questo monumento considerato sacr.

"Qualsiasi cosa abbia fatto Costantino, il periodo di tempo individuato è esatto", afferma l'archeologo Martin Biddle, autore di un importante studio sulla storia della tomba, pubblicato nel 1999. "Tutto ciò è davvero straordinario".

Qual è l’origine di questo tumulo?

Secondo i Vangeli, il corpo di Gesù venne deposto su un letto mortuario scavato nella pietra della collina vicina al luogo della crocifissione. In realtà la distanza dal luogo della crocifissione è minima, ed è per questo che i due siti si trovano sotto il tetto della stessa chiesa, separati solo da poche decine di metri.
Il tumulo esisteva già prima della Passione e apparteneva a San Giuseppe di Arimatea, che lo aveva fatto realizzare per sé ma lo cedette al Santissimo Redentore.
S. Giuseppe di Arimatea trasporta il Corpo di Gesù nel sepolcro

Giuseppe di Arimatea era un uomo ricco, un grande commerciante padrone di una flotta di navi i cui interessi arrivavano fino all’attuale Gran Bretagna. Era anche senatore e membro del Sinedrio, il collegio dei più alti magistrati religiosi del popolo ebraico. Segretamente era discepolo di Gesù.

In segno di rappresaglia per questa generosità, il Sinedrio lo fece perseguitare e fece espropriare i suoi consistenti possedimenti. Giuseppe venne anche abbandonato da amici e familiari. Fu lui che ottenne da Pilato la liberazione del Corpo di Gesù e coprì le carissime spese della sua preparazione, offrendo anche il telo della Sacra Sindone.

Dopo aver trascorso 13 anni in carcere, San Giuseppe venne liberato dal nuovo governatore romano Tiberio Alessandro, ricostituì la sua grande fortuna e iniziò a usarla per la diffusione della fede. Morì nel pieno dell’attività missionaria.
La sua festa liturgica viene celebrata il 17 marzo in Occidente e il 31 luglio in Oriente. Contrariamente al “giovane ricco” del Vangelo che rifiutò la chiamata di Cristo per amore delle sue ricchezze, San Giuseppe d’Arimatea è l’esempio del ricco che usa i suoi capitali per servire meglio il Redentore e la sua opera.

San Marco scrisse di lui che era un “membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio” eandò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù” (Mc 15, 43).

San Matteo sottolinea nella sua descrizione che era un uomo ricco discepolo di Gesù: “Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò” (Mt 27, 57-60)

A sua volta, San Giovanni registra nel suo Vangelo: “Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino” (Gv 19, 39-42).

L’incolumità miracolosa del Sepolcro

Le descrizioni degli evangelisti ci permettono di avere un’idea del tumulo nel quale avvenne la Resurrezione, e precisano il luogo in cui si trova. La storia successiva, tuttavia, ha esposto questo sacro tumulo al rischio di scomparire, visto che il Santo Sepolcro è stato al centro di burrasche storiche i cui effetti durano ancora oggi.
Si può anche ritenere che la sua preservazione sia un miracolo storico. È anche una figura del Corpo Mistico di Cristo che è la Santa Chiesa cattolica, che nei secoli ha attraversato terribili tempeste che non sono riuscite ad avere la meglio su di lei.

La storia iniziale del Santo Sepolcro

Dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., l’imperatore romano Adriano ordinò di costruire sulle sue rovine una città pagana di nome Elia Capitolina, facendo immensi terrapieni.
La sepoltura di Gesù venne coperta dalla terra, e su di essa venne eretto un tempio dedicato a Venere, la dea dell’amore. Nel frattempo, i cristiani venivano perseguitati.
Sembrava che la Chiesa nascente potesse soccombere.
Nel 313 l’imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni. Nel 326 sua madre Sant’Elena visitò Gerusalemme cercando le reliquie della Passione, e identificò il luogo della crocifissione (il Golgota) e la grotta chiamata Anastasis(resurrezione in greco).
 
 
 
L’imperatrice Sant’Elena fece costruire la prima chiesa del Santo Sepolcro. Basilica di Sant’Elena a Birkirkara, Malta.
L’imperatore cattolico approvò la costruzione di un santuario per sostituire il tempio di Venere dell’imperatore pagano Adriano. La nuova chiesa venne conosciuta da allora come Santo Sepolcro.

Eusebio (265-339), vescovo di Cesarea e padre della storia della Chiesa, ha lasciato una testimonianza di questi fatti nei suoi scritti.
Nel 614 la chiesa di Costantino venne gravemente danneggiata dai persiani sassanidi, pagani che conquistarono Gerusalemme e saccheggiarono i tesori della chiesa, lasciandone solo dei resti.
La basilica venne ricostruita quando Eraclio, imperatore di Costantinopoli, riconquistò Gerusalemme, ma la serie di invasioni, restauri, saccheggi e guerre era lungi dal terminare.
Dal tempio di Adriano alla Basilica di Costantino
Torna ai contenuti