18 Settembre 2012 - Chiesa Etiope Ortodossa
La chiesa etiopica di Gerusalemme
La Chiesa Tewahedo è divenuta autocefala nel 1959.
Il 13 luglio 1948, le Chiese copta (ovvero egiziana) ed etiopica raggiunsero un accordo per conferire autonomia alla Chiesa etiopica. Il Patriarca di Alessandria consacrò cinque vescovi etiopici e dette loro il permesso di scegliere un proprio patriarca quando l'arcivescovo Qerellos IV avessa lasciato libera la sede di Addis Abeba. Il 14 gennaio 1951, il Patriarca di Alessandra Giuseppe II consacrò vescovo Abuna Basilios, nominato archieparca d'Etiopia. Nel 1959, Cirillo VI di Alessandria incoronò Abuna Basilios quale primo Patriarca d'Etiopia.
Alla morte di Abuna Basilios (1971) la Chiesa tewahedo scelse Abuna Tewophilos quale nuovo patriarca. Questi venne arrestato (1976) dal regime di Mengistu Haile Mariam, che aveva compiuto un colpo di stato ai danni dell'imperatore (1974). Il regime marxista-militare di Mengistu privatizzò le vaste proprietà terriere della Chiesa e fece assassinare il patriarca in prigione nel 1979. Mengistu ordinò che fosse eletto un nuovo patriarca nella persona di Abuna Tekle Haymano, che però non venne riconosciuto dalle altre Chiese in comunione con Addis Abeba.
Alla morte di Abuna Tekle Haymano, il regime impose l'elezione di Abuna Merkorios, sino ad allora vescovo di Gondar. Questi era anche un parlamentare fedele al DERG, il comitato che governava il paese. Alla caduta del DERG, l'Abuna Merkorios abdicò e fuggì all'estero. Venne eletto patriarca Abuna Paulos, riconosciuto come legittimo dalla Chiesa Copta. Abuna Tekle Haymano, e altri vescovi che lo seguirono in esilio, dettero vita ad una Chiesa parallela che ebbe un suo seguito nella diaspora etiopica in Europa e nelle Americhe.
Nel 1994, con l'indipendenza dell'Eritrea, la Chiesa Copta ha nominato un arcivescovo per l'Eritrea. A sua volta, la Chiesa Eritrea è divenuta autocefala nel 1998.
La Chiesa ortodossa etiopica
chiamata Tewahedo ("unitaria") dai fedeli, è una Chiesa ortodossa orientale per molti secoli unita alla Chiesa copta ortodossa e quindi soggetta al Patriarcato di Alessandria d'Egitto. Dal 1959, la Chiesa Tewahedo è divenuta autocefala, può quindi scegliere il proprio patriarca che ha sede a Addis Abeba. La Chiesa Tewahedo vanta circa 50 milioni di fedeli, la maggioranza dei quali vive in Etiopia. Alcune comunità negli Stati Uniti e in Canada raggruppano migliaia di fedeli. L'Etiopia rappresenta l'unico caso di cristianesimo "africano" autoctono, non d'importazione europea, ma di antica tradizione di diretta derivazione apostolica. Il cristianesimo etiopico è una sintesi originale tra l'antica tradizione cristiana d'Oriente e la realtà africana.
Il termine "Tewahedo" si riferisce alla dottrina miafisita (unicità della divinità e dell'umanità di Gesù Cristo) contrastante con la dottrina calcedoniana (due nature in una persona) sostenuta dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa greco-ortodossa.
Axum culla del cristianesimo etiope
La Chiesa tewahedo fa risalire le sue origini alla conversione del tesoriere della regina Gersamot Hendeke VII, che regnò in Etiopia dal 42 al 52 circa. L'evento è narrato negli Atti degli Apostoli (8:27).
In realtà, l'evangelizzazione dell'Etiopia risale più probabilmente al IV secolo. I primi evangelizzatori storicamente documentati furono San Frumenzio e il fratello Edesio, che diffusero il cristianesimo nel Regno di Axum. La loro vicenda è raccontata dallo storico latino Rufino (morto nel 410):
« Un filosofo cristiano di Tiro, Meropio, si recò in India per un viaggio d'istruzione, accompagnato da due suoi giovani parenti, Edesio e Frumenzio, che lui stesso istruiva nelle arti liberali. Sulla via del ritorno, la nave si fermò per fornirsi di acqua sulla costa africana del Mar Rosso, dove fu attaccata dalla gente del luogo in lotta contro l'impero dei romani. Tutto l'equipaggio e i passeggeri furono uccisi: si salvarono solo i due giovani, che furono catturati e offerti in dono al re degli etiopi. Impressionato dalla loro intelligenza, il re nominò Frumenzio suo segretario e tesoriere, Edesio suo coppiere. Al momento della sua morte, il re liberò i due giovani. Ma la regina, alla quale incombeva la reggenza in attesa della maggiore età del piccolo Ezanà, pregò Frumenzio di assisterla nel governo dello stato. »
Quando Ezanà diventò maggiorenne, Frumenzio fu lasciato libero di tornare a casa, a Tiro in Libano; egli si recò invece ad Alessandria d'Egitto. È sempre Rufino che ci informa sugli sviluppi della vicenda: « Frumenzio si recò ad Alessandria a informare il patriarca Atanasio della diffusione del cristianesimo nel regno di Axum, esortandolo a mandarvi un vescovo, che si prendesse cura di quelle prime comunità di fedeli. Radunati i suoi sacerdoti, Atanasio discusse la questione e lo consacrò vescovo, inviandolo ad Axum». »
Quando il principe Ezana salì al trono, Frumenzio fu nominato capo della Chiesa cristiana d'Etiopia. Da allora, il Patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa ha mantenuto il diritto di nominare l'arcivescovo (archieparca) etiopico. Nel corso dei secoli, questo diritto è sempre stato esercitato e il vescovo prescelto è sempre stato un copto egiziano.
All'inizio del XVI la pressione militare islamica sull'Etiopia aumentò in misura consistente. Le armate islamiche, sia del sultanato ottomano che del sultanato di Adal, intendevano conquistare definitivamente il controllo delle piste carovaniere che collegavano le coste del Corno d'Africa al Mediterraneo. Nel 1507 il re d'Etiopia decise di chiedere aiuto al re del Portogallo. I portoghesi erano interessati a mantenere il controllo delle coste africane (da loro recentemente esplorate), dove avevano costruito delle basi navali per favorire il commercio con l'Estremo Oriente, superando così l'ostacolo posto dalla mediazione di commercianti musulmani nelle tratte mediterranee. Il re del Portogallo mandò una spedizione militare a sostegno del regno etiopico. Negli anni seguenti, anche un gruppo di missionari gesuiti arrivò nel Paese, ma la loro opera trovò molti ostacoli. Il Papa, in seguito, inviò due vescovi portoghesi, distaccandoli da Goa (India).
Nel 1624 re Susenyos si convertì al Cattolicesimo, imponendo ai sudditi di seguirlo nella sua scelta. Per la prima volta nella sua storia, la Chiesa Tewahedo interrompeva la millenaria comunione con la Chiesa Copta. La mossa fu invisa dalla corte, dal clero etiopico che vedeva la sua influenza politico-sociale scemare, e dal popolo. Susenyos dovette abdicare nel 1632 in favore del figlio Fasilides. Fasilides rinunciò immediatamente al legame con Roma e ristabilì la comunione con Alessandria d'Egitto.
Dagli atti degli Apostoli - 8:27
E' si levò e partì. Ed ecco un uomo Etiope, eunuco, ministro di Candace, regina degli Etiopi e sovrintendente di tutti i tesori di lei, il quale era stato a Gerusalemme per adorare;
e ora se ne tornava, seduto sul suo carro e leggendo il profeta Isaia.
E lo Spirito disse a Filippo: «Affrettati, e raggiungi quel carro!».
Filippo accorse, e udendo che leggeva il profeta Isaia, disse: «Capisci tu quel che leggi?».
Quello gli rispose: «Come posso capirlo se nessuno me lo spiega?». E pregò Filippo che salisse su e si mettesse a sedere vicino a lui.
Il passo della Scrittura che leggeva, era questo: «Lo han menato al macello come una pecora; e come un agnello muto dinanzi a colui che lo tosa, così egli non ha aperto la bocca. Nel suo abbassamento, gli fu negata giustizia. E chi descriverà la sua generazione, dopo che la sua vita è stata tolta dalla terra?».
L'eunuco disse a Filippo: «Ti prego; di chi parla qui il profeta?, di sé o di qualche altro?».
Allora Filippo cominciò a parlare, e cominciando da quella Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.
E cammin facendo, arrivarono a una cert'acqua; e l'eunuco disse: «Ecco l'acqua; che m'impedisce ch'io sia battezzato?».
E Filippo rispose: «Se credi di tutto cuore, si può». Ed egli attestò: «Credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio». Allora fece fermare il carro; discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, e quello lo battezzò.
Usciti dall'acqua, lo spirito del Signore rapì Filippo, e l'eunuco non lo vide più; ma felice continuò il suo cammino